Il tema delle relazioni intermarket è stato sempre molto dibattuto, poiché sempre più investitori ritengono sia premiante approfondire come alcuni settori di mercato si muovano in relazione agli altri. Andiamo ad approfondire l’argomento e scopriamo come questa dinamica impatta anche su Bitcoin.
L’ingresso delle grandi società di Wall Street e degli investitori istituzionali, ha reso bitcoin sempre più correlato all’andamento dei mercati tradizionali.
La relazione diretta con l’indice Standard and Poor 500 è ormai acclarata da oltre un anno, ma negli ultimi mesi è emersa un’altra relazione, questa volta inversa.
Nella foto in apertura, Bloomberg ha effettuato un parallelo interessante tra oro e bitcoin, mostrando chiaramente come dall’estate 2020 i guadagni di bitcoin siano stati inversamente proporzionali a quelli dell’oro.
Per essere ancora più chiari, i guadagni di bitcoin hanno rappresentato perdite per l’oro, con molti investitori che hanno smobilitato parte delle proprie posizioni sul metallo giallo per entrare nel mercato delle valute digitali.
Chi segue il gruppo non dovrebbe stupirsi particolarmente di una dinamica simile, infatti già mesi fa avevamo visto la pubblicità aggressiva che l’asset manager Grayscale sta promuovendo negli Stati Uniti, di fatto invitando gli investitori ad abbandonare l’oro in favore di bitcoin
Tuttavia una simile dinamica potrebbe non durare ancora a lungo, con l’oro e bitcoin nuovamente correlati in un contesto macroeconomico caratterizzato da iper-inflazione.
Quello delle relazioni tra mercati (intermarket analysis) è un argomento spinoso, che va affrontato con la giusta consapevolezza.
Analizzare come i diversi settori del mercato si muovono in relazione agli altri settori è sicuramente importante, ma dobbiamo sapere che i rapporti (diretti o inversi) che hanno funzionato per un determinato periodo di tempo, non ci danno alcuna garanzia per il futuro.
Un esempio che recentemente ha avvalorato questa tesi, viene proprio dal rapporto tra dollaro e mercati azionari (e dunque bitcoin).
Storicamente è vero che un dollaro forte è stato spesso un indicatore di debolezza dell’azionario, ma nelle ultime settimane questa relazione si è indebolita, con il dollaro e lo S&P 500 che hanno registrato guadagni significativi (prima della correzione sull’azionario avvenuta negli ultimi giorni).
Questo perchè le grandi banche centrali internazionali (BCE, BoE, BoJ) stanno acquistando massicciamente il dollaro per preservare la competitività delle rispettive valute nazionali (o sovranazionali come nel caso dell’euro), compensando il calo del biglietto verde che normalmente si vede durante un rally dell’azionario.
Oppure la relazione diretta tra rame e indici azionari (con il metallo considerato indice di una ripresa della produzione industriale), che a sua volta può dare problemi di affidabilità.
Dunque è opportuno sempre contestualizzare la fase storica e verificare la bontà delle relazioni intermarket, senza darle mai per scontate.
Diffidate sempre dei fenomeni da tastiera, dei (pseudo)giornalisti o degli esperti di economia pret a porter la cui unica abilità consiste nel copia-incolla, che vi spacciano per dogmi economici le varie relazioni tra mercati.
Negli ultimi giorni, sono assurti agli onori delle cronache i Treasury americani, grazie ai tassi in notevole aumento.
A tal proposito, sto preparando un focus sull’argomento per analizzare come l’andamento dei bond americani impatti sul mercato azionaro e, di conseguenza, su quello delle criptovalute, in un altro esempio di relazione intermarket.