Giorni fa abbiamo già affrontato il tema delle analisi intermarket. Oggi parliamo di una relazione inversa che negli ultimi giorni è assurta agli onori delle cronache e subito è stata ripresa dai media di settore, youtuber, twittaroli e copia e incolla vari, senza che però nessuno abbia capito realmente la dinamica che sottintende il rapporto tra bond statunitensi (U.S. Treasury), mercati azionari e, di conseguenza, bitcoin.
Sappiamo infatti che non basta dire oggi il dollaro è forte, dunque i mercati scenderanno (ma, perchè no, magari potrebbero anche salire o lateralizzare).
Abbiamo già visto che non sempre questo genere di relazioni sono rispondenti.
Chiariamo bene questo aspetto.
Perché gli indici azionari scendono quando aumenta il rendimento delle obbligazioni?
Perché le obbligazioni sono uno strumento a basso rischio, mentre le azioni presentano un livello di rischio significativamente più elevato.
Pertanto, anche il rendimento atteso dovrebbe essere più alto, in virtù del principio del risk premium (premio per il rischio).
Se con un rendimento obbligazionario dello 0,5% un investitore genera un 10% dalle azioni, realizza una plusvalenza adeguata al rischio.
Ma se improvvisamente il rendimento delle obbligazioni sale al 2%, qualche investitore troverà molto più prudente riallocare parte del portafoglio in bond (che ripeto presentano un profilo di rischio bassissimo) piuttosto che rischiare sull’azionario con un premio invariato. Questa dinamica, innseca dunque un calo delle azioni.
Ad esempio, investireste su una criptovaluta con un rendimento medio del 10% annuale?
Credo proprio di no.
Perché una simile plusvalenza può essere generata con un rischio molto più basso.
E se qualche stablecoin, magari con garanzie interbancarie, arrivasse a garantire interessi annualizzati del 50%, vendereste Bitcoin per iniziare lo staking?
Io non lo farei, ma molti non se lo farebbero ripetere due volte.
Un altro esempio: perché si acquistano più bitcoin che altcoins, come si evince chiaramente dalla BTC dominance?
Perché Bitcoin offre dei rendimenti notevoli a fronte di un livello di rischio molto più basso rispetto alle alts.
E una delle principali ragioni per cui si investe in altcoins, è l’opportunità di generare profitti maggiori rispetto a Bitcoin. Altrimenti perché prendersi il disturbo (e il rischio?)
La stessa cosa avviene con le azioni e le obbligazioni. Dato che il mercato azionario è in crescita da circa un anno, quasi nessun investitore si aspetta che nel 2021 le azioni registreranno dei rendimenti migliori rispetto al 2020.
Dunque, non appena il rendimento delle obbligazioni è salito, gli investitori hanno iniziato a “mettere in cascina i profitti generati sull’azionario” spostando parte dei capitali in attività prive di rischio.
Adesso la domanda da un milione di dollari.
Quali sono gli obiettivi di chi investe in bitcoin e qual è l’atteggiamento nei confronti del rischio?
Queste entità (persone fisiche o società) possono essere interessate a un rendimento inferiore al 2% annuo, anche senza rischi?
Io credo che la risposta sia NO, infatti gli obiettivi sono chiaramente quelli di protezione dalla svalutazione (e dall’inflazione), andando allo stesso tempo a remunerare il capitale stesso. E per far questo, è necessario prendersi qualche rischio.
Di certo non possono essere interessati a una redditività del 2% (ma neanche del 10%).
Dunque difficilmente si rivolgeranno alle obbligazioni americane.
Un altro effetto collaterale del rialzo dei Treasury, è da ricercare nelle difficoltà dell’oro. Infatti l’aumento degli interessi dei bond hanno fatto salire anche il dollaro, che viene scambiato in maniera inversa all’oro, facendo preoccupare non poco i tori del metallo giallo.
In tale contesto, la comparsa della variabile bitcoin potrebbe innescare una serie di processi che nel medio lungo termine porteranno alla decorrelazione tra gli indici azionari e bitcoin stesso.
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