Per mesi la narrazione di governi, banche centrali e stampa da riporto, ha negato l’evidenza dell’inflazione con la scusa del fenomeno transitorio. Ma le cose stanno davvero così?

La realtà è ben diversa, come chiunque di noi può apprezzare, con rincari a tappeto che stanno impattando anche sui prezzi dei beni di prima necessità come pane e latte.
 
Giusto ieri mattina, ho ascoltato un’intervista a un fornaio italiano che giustificava l’aumento del prezzo del pane nel suo panificio a causa dei rincari sul costo della farina e della bolletta elettrica, nell’ordine del 50%.
 
A pranzo poi, sulla CNN un altro servizio sul rincaro del latte negli States da 1.99 a 2.79 dollari al gallone.
 
Tutto ciò è dannatamente spaventoso, poiché potrebbe essere la fase iniziale di uno dei periodi più neri della storia dal punto di vista dell’inflazione.
 
Di seguito alcuni esempi di iper inflazione Year over Year nel mondo:
 
Canada: 4,4%
Germania: 4,5%
Stati Uniti: 5,4%
Russia: 8,1%
Brasile: 10,3%
Turchia: 19,9%
Argentina: 52,2%
Venezuela: 1946%
 
 
Lo scenario attuale mette a nudo le conseguenze drammatiche delle politiche monetarie aggressive che le banche centrali hanno implementato negli ultimi anni, a base di un aumento folle della money supply con i tassi d’interesse a zero.
 
E personalmente non sono ottimista per il futuro. Anzi, mi aspetto il solito fiume di parole vuote, misure folli e disperazione crescente nel mondo, dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri (con la classe media che si livella verso il basso).
 
Prendiamo la Federal Reserve, senza dubbio la principale banca centrale: la narrativa attuale racconta che il passaggio a una politica monetaria restrittiva sia imminente e nelle ultime settimane c’è stato un gran parlare del famigerato tapering (riduzione dell’acquisto di asset, principalmente titoli di stato, sul mercato secondario).
 
Bene, il 3 novembre il Presidente della Fed Powell ha annunciato che il taper potrebbe finire ragionevolmente a metà 2022. Con tanti saluti ai vari fenomeni che ancora sperano in un cambio di politica monetaria delle banche centrali, in modo da contrastare l’inflazione.
 
Il bilancio della Fed (foto in apertura) è impietoso.
 
Anche se il tapering dovesse continuare senza sosta (e abbiamo visto che non sarà così), avremmo semplicemente una riduzione degli acquisti di asset, non un vero e proprio calo del balance sheet. Purtroppo questa corsa non prevede fermate.
 
Dal nostro punto di vista, è fondamentale strutturare un portafoglio che contrasti la svalutazione derivante dall’inflazione. Banalmente, tenere la nostra liquidità ferma sul c/c ci costa una perdita di potere d’acquisto di circa il 5% all’anno (con outlook in peggioramento).
 
L’imperativo deve essere acquistare oro e soprattutto bitcoin.
 
La chiave per indovinare il timing corretto, sta nell’attendere la contronarrativa dei governi e della stampa mainstream su economia debole = pausa delle politiche monetarie restrittive = prossimo QE.
 
Sarà in quel momento, che ragionevolmente bitcoin darà luogo al prossimo rally parabolico.

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