Che ormai sia un errore mantenere la liquidità in giacenza sul proprio conto corrente è chiaro a tutti, con il “potere d’acquisto” eroso lentamente ma inesorabilmente dal combinato disposto inflazione + tassi d’interesse negativi. Ma recentemente gli istituti di credito stanno attuando iniziative tese a disincentivare ulteriormente tale pratica.
Oggi infatti siamo arrivati a un nuovo step, con la Fineco che modifica unilateralmente il contratto e si arroga il diritto di chiudere il conto a quei clienti che mantengono una giacenza media superiore ai 100mila euro, senza al contempo aver acceso un mutuo/finanziamento o avere investito in prodotti finanziari della banca stessa.
Forse il costo della liquidità sta diventando insostenibile per le banche (ci credo poco) o semplicemente è un tentativo di ammortizzare i costi di gestione del danaro, attraverso le commissioni ricavate dalla sottoscrizione dei prodotti finanziari appena menzionati.
E qualcuno, in prima istanza, potrebbe anche ritenere legittima una simile strategia, salvo poi approfondire l’argomento “sistema del credito” e scoprire che, grazie al meccanismo della riserva frazionaria, le banche utilizzano i nostri risparmi per generare nuovo credito, prestando magari la liquidità a terze parti sottoforma di finanziamento, e per produrre montagne di profitti investendo nei mercati finanziari, lasciando a noi legittimi proprietari di quelle somme giusto gli spiccioli per la merenda, quando va bene.
Il sistema della riserva frazionaria è spiegato in dettaglio nel mio libro Bitcoin Facile.
Al netto di quali siano le reali intenzioni degli istituti di credito, nei prossimi mesi assisteremo all’intensificarsi di uno “swap” della liquidità dai conti correnti ai mercati, che poi è il vero obiettivo delle banche centrali e delle autorità politiche.
Il sistema finanziario per mantenersi in vita ha bisogno di denaro a buon mercato (cheap money) e le politiche monetarie attuali hanno proprio questo scopo: tassi d’interesse a zero, quando non negativi, e un mare di liquidità creata dal nulla per dopare il sistema.
Peccato poi che, in ultima istanza, il conto sarà presentato alla solita classe media, che vedrà il proprio potere d’acquisto letteralmente disintegrato da questi meccanismi, in un processo di depauperamento che va avanti da decenni.
L’unica possibilità di difendersi da una simile dinamica è quella di uscire dal sistema delle valute a corso legale (fiat), che per restare competitive devono continuare a svalutarsi ad libitum, e allocare parte del patrimonio in metalli preziosi come l’oro e bitcoin.
Quest’ultimo oggi presenta delle condizioni di accesso e una remunerazione del capitale di gran lunga più vantaggiose rispetto all’oro e infatti basta vedere la relazione inversa tra il metallo giallo e bitcoin da luglio 2020, quando una parte del market cap dell’oro è transitata sul mercato delle Valute Digitali.
Ignorare queste dinamiche, può rivelarsi estremamente deleterio per le proprie finanze.