L’inflazione è ufficialmente fuori controllo

L’inflazione è ufficialmente fuori controllo

In settimana sono stati diffusi i dati sull’inflazione di febbraio Year over Year negli Stati Uniti, con l’indice dei prezzi al consumo che ha raggiunto il 7.9%. L’ultima volta che l’inflazione era su questi livelli il tasso dei Fed funds era del 13% mentre oggi è a zero, a dimostrazione di come l’inflazione sia ormai fuori controllo.

Iper-semplificando, è come se gli stipendi o i rendimenti degli americani fossero scesi dell’8% negli ultimi 12 mesi.
 
E in Europa non va affatto meglio.
 
Il problema è ancora più grave, poiché nell’attuale scenario geopolitico e macroeconomico le banche centrali hanno sostanzialmente le mani legate, infatti la BCE ha ribadito che non alzerà i tassi d’interesse e la Fed avrà un approccio più morbido di quanto preventivato solo un mese fa (Powell ha già detto che a marzo ci sarà un rialzo dello 0,25% in luogo dello 0.50% previsto).
 
In Italia la situazione è pesante, come avrà notato chiunque abbia fatto la spesa, pagato una bolletta o fatto rifornimento all’auto.
 
E proprio oggi i titoli di stato a 10 anni hanno registrato un aumento di 25 punti base, con i rendimenti saliti all’1,93%.
 
Se la Guerra in Ucraina e le tensioni geopolitiche tra Russia e Cina da un lato e Stati Uniti ed Europa dall’altro non si risolveranno quanto prima, siamo in piena corsa verso la stagflazione.
 
Nei prossimi giorni affronteremo l’argomento stagflazione in modo più dettagliato, ma in breve per stagflazione si intende un combinato di crescita economica debole, alta disoccupazione (conseguenza diretta della crisi economica) e alta inflazione.
 
E, nel contesto attuale, sono state create tutte le condizioni per favorire un simile scenario, in un tremendo circolo vizioso culminato con il rialzo senza precedenti dei prezzi delle materie prime.
 
Nelle ultime settimane ho sentito numerosi esperti all’amatriciana di geopolitica e macroeconomia riempirsi la bocca della parola stagflazione, ma il problema è che oggi siamo già fuori tempo massimo.
 
Infatti con i prezzi attuali, è difficile implementare un piano per proteggere i propri risparmi.
 
L’oro è già a ridosso dei massimi storici e sappiamo bene come non sia mai una buona idea acquistare un asset sui massimi (forse a oggi potrebbe valere la pena dare un’occhiata all’argento).
 
Bitcoin viene ancora percepito (erroneamente) da molti come un asset speculativo da modalità risk-on al pari delle azioni e dunque è soggetto alle turbolenze di breve, a causa della correlazione con gli indici azionari. E i 40000 dollari evidentemente non sono ancora una regione in grado di far aumentare significativamente la domanda (anche se in prospettiva di lungo termine parliamo di una regione di prezzo senza dubbio buona).
 
Abbiamo avuto mesi per costruire un portafoglio solido a prova di stagflazione, su livelli di prezzo eccellenti.
 

Ho pubblicato un video sull’argomento a marzo 2020, quando l’oro era a 1500 dollari l’oncia e bitcoin, neanche a dirlo, a 5000 dollari.

Il timing, negli investimenti come nella vita, è tutto.
 
 

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Analisi dei mercati finanziari e crypto – 22 febbraio 2022

Analisi dei mercati finanziari e crypto – 22 febbraio 2022

I mercati azionari sono sotto pressione a causa delle tensioni geopolitiche, mentre l’oro è tornato a ridosso dei 1900 dollari l’oncia e il petrolio continua a puntare i 100 dollari al barile.

La Russia ieri ha dato un’improvvisa accelerazione agli eventi nella crisi in Ucraina, riconoscendo le repubbliche separatiste del Donbass e siglando accordi di cooperazione e assistenza reciproca.
 
Nella notte unità dell’esercito russo sono entrate nei territori di Donetsk e Luhansk per un’operazione di “Peace keeping” (a detta delle autorità russe).
 
Al netto del clamore suscitato, credo che da questo momento la tensione comincerà a calare. Infatti è improbabile che le autorità ucraine considerino l’eventualità di un attacco alle unità russe, soprattutto dopo che Biden ha detto chiaramente a Zelensky di risolvere la situazione esclusivamente attraverso la diplomazia.
 
Credo che arrivati a questo punto la questione sia chiusa. Ci saranno dichiarazioni di circostanza da parte nella Nato e dei paesi occidentali, proclami e sanzioni.
 
Probabilmente l’Ucraina riceverà anche denaro e sostegno, ma la tensione nel Donbass ora si calmerà, perché da un lato l’Ucraina non ha la capacità e la forza di cambiare lo status quo e dall’altro la Russia non ha intenzione di forzare ulteriormente la mano dopo aver raggiunto il suo obiettivo strategico.
 
È probabile che i mercati azionari si stabilizzeranno già da oggi, con l’S&P 500 che ieri si è avvicinato al pivot point nell’area 4200 punti. In questo momento l’S&P 500 è sopra 4330 punti, favorendo anche un rimbalzo significativo di bitcoin.
S&P 500 analisi

Sul fronte crypto la correlazione tra bitcoin e mercati azionari è tornata ai massimi livelli, infatti dopo il blitzkrieg della Russia la principale criptovaluta è passata dai 39000 ai 36500 dollari, seguendo il crollo dei mercati azionari.

Al contesto geopolitico convulso, si è aggiunto il FUD diffuso da alcuni personaggi famosi come Vitalik Buterin (founder di Ethereum), che ha annunciato l’imminente inizio di un mercato ribassista di lungo corso, il famigerato Crypto winter.

Anche Nassim Taleb è tornato di nuovo sulla scena, lo stesso personaggio che ha chiamato idioti i proprietari di bitcoin nell’estate del 2020 (con la moneta a $10K, nda).

Dal punto di vista di breve, il supporto locale da preservare è quello in area $35500/36500, anche perché perdere il livello significherebbe un lower low sul grafico giornaliero.

BTC/USD 22 FEBBRAIO 2022 Bitcoin Facile

Sul fronte dei fondamentali, c’è da segnalare il dato relativo al PIL 2021 di El Salvador, che è balzato al 10,3%.

Numeri mai visti prima dal paese dell’America centrale, “casualmente” dopo che lo stesso ha riconosciuto Bitcoin come moneta a corso legale.

Alla salute del mare di babbei che ancora oggi continuano con la narrazione di El Salvador dittatura, in mano alle gang, con il popolo che si ribella contro bitcoin e compagnia cantante.

E adesso che l’emissione dei “Volcano Bond” andrà a regime, credo che ne vedremo delle belle.

Non credevo possibile che nel 2022 ci sarebbe stata un’altra opportunità in stile 2018 – 2019, quando chi ha avuto la pazienza e la lungimiranza di costruire un buon wallet di lungo termine ha poi generato una ricchezza “generazionale” (bitcoin a 3000 dollari ed Ether a $ 100, nda).

Storia diversa per chi invece in quegli anni ha perso la pazienza e la fiducia, vendendo in perdita e mancando un’opportunità epocale.

Sarà per questo motivo forse che in questa fase i bitcoin holder continuano ad accumulare senza vendere neanche un satoshi. Devono aver imparato la lezione.

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Bitcoin, outlook di mercato fine 2021

Bitcoin, outlook di mercato fine 2021

Analizziamo lo scenario attuale sul mercato delle criptovalute, provando a stimare quello che sarà l’andamento del mercato nelle prossime settimane.

Iniziamo analizzando il mercato dei derivati, dove la situazione è a dir poco incandescente. L’open interest di bitcoin è sui livelli di fine aprile 2021 mentre su Ether ha addirittura superato i massimi di aprile, raggiungendo il massimo assoluto.
Ether Open Interest
 
Questo ovviamente espone il mercato a dei picchi di volatilità improvvisi a causa dell’abuso della leva sulle piattaforme di derivati, che spesso si risolve in del flush improvvisi. Credo che al momento questo sia l’aspetto più critico e una violenta correzione libererebbe il mercato da questa zavorra speculativa, oltre ad attirare nuova liquidità.
 
Scenario ideale per una ripresa sana e sostenibile dell’uptrend. L’area di interesse per un ulteriore step in, insiste nella regione 58000/60000 dollari.
 

Attività on-chain

Il bilancio degli exchange è sui minimi di periodo, con meno del 13% della supply circolante che al momento è allocata nelle piattaforme di scambio. Analizzando la prospettiva dell’offerta, si noti che i long term holders sono in una fase neutra (né accumulano, né distribuiscono).
 
Bitcoin balance exchanges
Scendendo ancora più nel particolare, le monete con “anzianità” 1y+ (non movimentate negli ultimi 12 mesi) stanno tornando in attività a un ritmo di circa 6500 BTC al giorno. Per dare un termine di paragone, durante lo stadio finale delle bull run del 2017, 2019 e 2021 il ritmo della revived supply è stato di 20000 BTC al giorno.
 
Ora diamo un’occhiata al lato della domanda.
 
La fase attuale mostra ancora dei segnali tipici della smart money accumulation, anche se il momento di transizione verso la fase di euforia con l’ingresso massiccio dei piccoli investitori è imminente. La prima evidenza di ciò proviene dall’analisi dei flussi sugli exchange, dove il rapporto tra depositi e prelievi mostra un deflusso netto di circa 5000 BTC al giorno.
 
BTC exchange netflow
In tale ambito, anche il nunero di transazioni giornaliere sul network bitcoin è in aumento a circa 225K transazioni al giorno. Tuttavia siamo lontani dal picco di oltre 300 mila trx giornaliere, raggiunto al culmine delle bull run di dicembre 2017 e maggio 2021.
 
Un pattern simile si nota nel numero delle nuove entità che stanno entrando sul mercato.
 
È in corso un trend rialzista molto modesto con nuove entità che raggiungono i 110k al giorno. Questi sono dei livelli assimilabili alla fase ribassista del 2019-20, dove l’attività era compresa tra le 90k e 110k nuove entità giornaliere.
 
Infine un accenno alla salute del network, con l’hashrate del Bitcoin core che ha recuperato quasi interamente i livelli pre “Cina ban”.
 
A fronte delle considerazioni di cui sopra, ritengo che ci aspettano ancora diverse settimane di uptrend, con una probabile estensione dei profitti anche nel Q1 2022, dove tuttavia sarà necessario adottare un approccio più conservativo.
 

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Qual è la relazione tra US Treasury, mercati e Bitcoin?

Qual è la relazione tra US Treasury, mercati e Bitcoin?

Giorni fa abbiamo già affrontato il tema delle analisi intermarket. Oggi parliamo di una relazione inversa che negli ultimi giorni è assurta agli onori delle cronache e subito è stata ripresa dai media di settore, youtuber, twittaroli e copia e incolla vari, senza che però nessuno abbia capito realmente la dinamica che sottintende il rapporto tra bond statunitensi (U.S. Treasury), mercati azionari e, di conseguenza, bitcoin.

Sappiamo infatti che non basta dire oggi il dollaro è forte, dunque i mercati scenderanno (ma, perchè no, magari potrebbero anche salire o lateralizzare).
 
Abbiamo già visto che non sempre questo genere di relazioni sono rispondenti.
 

Chiariamo bene questo aspetto.

Perché gli indici azionari scendono quando aumenta il rendimento delle obbligazioni?
 
Perché le obbligazioni sono uno strumento a basso rischio, mentre le azioni presentano un livello di rischio significativamente più elevato.
 
Pertanto, anche il rendimento atteso dovrebbe essere più alto, in virtù del principio del risk premium (premio per il rischio).
 
Se con un rendimento obbligazionario dello 0,5% un investitore genera un 10% dalle azioni, realizza una plusvalenza adeguata al rischio.
 
Ma se improvvisamente il rendimento delle obbligazioni sale al 2%, qualche investitore troverà molto più prudente riallocare parte del portafoglio in bond (che ripeto presentano un profilo di rischio bassissimo) piuttosto che rischiare sull’azionario con un premio invariato. Questa dinamica, innseca dunque un calo delle azioni.
 
Ad esempio, investireste su una criptovaluta con un rendimento medio del 10% annuale?
 
Credo proprio di no.
 
Perché una simile plusvalenza può essere generata con un rischio molto più basso.
 
E se qualche stablecoin, magari con garanzie interbancarie, arrivasse a garantire interessi annualizzati del 50%, vendereste Bitcoin per iniziare lo staking?
 
Io non lo farei, ma molti non se lo farebbero ripetere due volte.
 
Un altro esempio: perché si acquistano più bitcoin che altcoins, come si evince chiaramente dalla BTC dominance?
 
Perché Bitcoin offre dei rendimenti notevoli a fronte di un livello di rischio molto più basso rispetto alle alts.
 
E una delle principali ragioni per cui si investe in altcoins, è l’opportunità di generare profitti maggiori rispetto a Bitcoin. Altrimenti perché prendersi il disturbo (e il rischio?)
 
La stessa cosa avviene con le azioni e le obbligazioni. Dato che il mercato azionario è in crescita da circa un anno, quasi nessun investitore si aspetta che nel 2021 le azioni registreranno dei rendimenti migliori rispetto al 2020.
 
Dunque, non appena il rendimento delle obbligazioni è salito, gli investitori hanno iniziato a “mettere in cascina i profitti generati sull’azionario” spostando parte dei capitali in attività prive di rischio.
 

Adesso la domanda da un milione di dollari.

Quali sono gli obiettivi di chi investe in bitcoin e qual è l’atteggiamento nei confronti del rischio?
 
Queste entità (persone fisiche o società) possono essere interessate a un rendimento inferiore al 2% annuo, anche senza rischi?
 
Io credo che la risposta sia NO, infatti gli obiettivi sono chiaramente quelli di protezione dalla svalutazione (e dall’inflazione), andando allo stesso tempo a remunerare il capitale stesso. E per far questo, è necessario prendersi qualche rischio.
 
Di certo non possono essere interessati a una redditività del 2% (ma neanche del 10%).
 
Dunque difficilmente si rivolgeranno alle obbligazioni americane.
 
Un altro effetto collaterale del rialzo dei Treasury, è da ricercare nelle difficoltà dell’oro. Infatti l’aumento degli interessi dei bond hanno fatto salire anche il dollaro, che viene scambiato in maniera inversa all’oro, facendo preoccupare non poco i tori del metallo giallo.
 
In tale contesto, la comparsa della variabile bitcoin potrebbe innescare una serie di processi che nel medio lungo termine porteranno alla decorrelazione tra gli indici azionari e bitcoin stesso.
 
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Bitcoin e i mercati finanziari

Bitcoin e i mercati finanziari

Il tema delle relazioni intermarket è stato sempre molto dibattuto, poiché sempre più investitori ritengono sia premiante approfondire come alcuni settori di mercato si muovano in relazione agli altri. Andiamo ad approfondire l’argomento e scopriamo come questa dinamica impatta anche su Bitcoin.

L’ingresso delle grandi società di Wall Street e degli investitori istituzionali, ha reso bitcoin sempre più correlato all’andamento dei mercati tradizionali.
 
La relazione diretta con l’indice Standard and Poor 500 è ormai acclarata da oltre un anno, ma negli ultimi mesi è emersa un’altra relazione, questa volta inversa.
 
Nella foto in apertura, Bloomberg ha effettuato un parallelo interessante tra oro e bitcoin, mostrando chiaramente come dall’estate 2020 i guadagni di bitcoin siano stati inversamente proporzionali a quelli dell’oro.
 
Per essere ancora più chiari, i guadagni di bitcoin hanno rappresentato perdite per l’oro, con molti investitori che hanno smobilitato parte delle proprie posizioni sul metallo giallo per entrare nel mercato delle valute digitali.
 
Chi segue il gruppo non dovrebbe stupirsi particolarmente di una dinamica simile, infatti già mesi fa avevamo visto la pubblicità aggressiva che l’asset manager Grayscale sta promuovendo negli Stati Uniti, di fatto invitando gli investitori ad abbandonare l’oro in favore di bitcoin

Tuttavia una simile dinamica potrebbe non durare ancora a lungo, con l’oro e bitcoin nuovamente correlati in un contesto macroeconomico caratterizzato da iper-inflazione.
 
Quello delle relazioni tra mercati (intermarket analysis) è un argomento spinoso, che va affrontato con la giusta consapevolezza.
 
Analizzare come i diversi settori del mercato si muovono in relazione agli altri settori è sicuramente importante, ma dobbiamo sapere che i rapporti (diretti o inversi) che hanno funzionato per un determinato periodo di tempo, non ci danno alcuna garanzia per il futuro.
 
Un esempio che recentemente ha avvalorato questa tesi, viene proprio dal rapporto tra dollaro e mercati azionari (e dunque bitcoin).
 
Storicamente è vero che un dollaro forte è stato spesso un indicatore di debolezza dell’azionario, ma nelle ultime settimane questa relazione si è indebolita, con il dollaro e lo S&P 500 che hanno registrato guadagni significativi (prima della correzione sull’azionario avvenuta negli ultimi giorni).
 
Questo perchè le grandi banche centrali internazionali (BCE, BoE, BoJ) stanno acquistando massicciamente il dollaro per preservare la competitività delle rispettive valute nazionali (o sovranazionali come nel caso dell’euro), compensando il calo del biglietto verde che normalmente si vede durante un rally dell’azionario.
 
Oppure la relazione diretta tra rame e indici azionari (con il metallo considerato indice di una ripresa della produzione industriale), che a sua volta può dare problemi di affidabilità.
 
Dunque è opportuno sempre contestualizzare la fase storica e verificare la bontà delle relazioni intermarket, senza darle mai per scontate.
 
Diffidate sempre dei fenomeni da tastiera, dei (pseudo)giornalisti o degli esperti di economia pret a porter la cui unica abilità consiste nel copia-incolla, che vi spacciano per dogmi economici le varie relazioni tra mercati.
 
Negli ultimi giorni, sono assurti agli onori delle cronache i Treasury americani, grazie ai tassi in notevole aumento.
 
A tal proposito, sto preparando un focus sull’argomento per analizzare come l’andamento dei bond americani impatti sul mercato azionaro e, di conseguenza, su quello delle criptovalute, in un altro esempio di relazione intermarket.

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Analisi dei mercati – giovedì 4 marzo 2020

Analisi dei mercati – giovedì 4 marzo 2020

Nella giornata di mercoledì, Bitcoin si è consolidato sopra i 50K raggiungendo un massimo locale a $ 52600, poi però è seguito un rollback fino a 49100 dollari innescato dai ribassi sui mercati azionari.

Al momento della stesura di questa analisi, Bitcoin è negoziato a 49.300 dollari.

La capitalizzazione di mercato è di $ 1518 miliardi e l’indice di BTC dominance al 60,9%.

I mercati azionari sono scesi di nuovo ieri. Il Dow Jones ha perso lo 0,39%, il Nasdaq il 2,7% e l’S & P 500 l’1,31% chiudendo a 3819 punti.

L’indice del dollaro è salito nuovamente sopra 91 punti, con l’oro in sofferenza sceso a $ 1710 l’oncia e il petrolio in leggero rialzo in vista del meeting OPEC.

Sappiamo come i mercati siano sotto pressione a causa dei rendimenti in aumento delle obbligazioni statunitensi, che a loro volta crescono a causa delle aspettative inflazionistiche.

E queste aspettative sono pienamente giustificate. Secondo Bloomberg, 2900 miliardi di dollari sono nei conti dei consumatori (di cui la metà solo negli Stati Uniti).

Per ora le famiglie preferiscono risparmiare, ma non appena la psicosi del Covid allenterà la morsa, questo denaro inizierà ad alimentare i consumi, accelerando l’inflazione.

A quel punto la Fed dovrà affrontare una scelta difficile. Reagire all’inflazione aumentando i tassi d’interesse significa mettere un’enorme pressione sui mercati, a livello di marzo 2020.

Non reagire affatto è un grosso rischio per lo status del dollaro come valuta di riserva mondiale.

Almeno per il primo semestre 2021 non mi aspetto un cambio di politica monetaria delle banche centrali, ma presto o tardi questo è un tema che andrà affrontato e francamente non vorrei essere nei panni dei decisori.

Contestualmente, le aspettative inflazionistiche negli Stati Uniti sono aggravate dall’approvazione del pacchetto di stimoli economici da 1,900 miliardi di dollari, che sarà discusso in Senato nel fine settimana.

Ora i futures S&P 500 sono in calo, così come gli indici asiatici ed europei.

Per calmare i mercati, abbiamo bisogno che la Fed inizi ad acquistare obbligazioni. Questa mossa, in combinazione con l’approvazione del pacchetto di aiuti, frenerà la caduta dei mercati e dunque parte di questo enorme sbalzo inflazionistico di cui si è parlato in precedenza, andrà in investimenti e darà ossigeno all’azionario per qualche tempo.

Bitcoin sta lottando per tenere la soglia psicologica dei 50K, ma vista la forte correlazione con l’S&P 500 non sarà un’impresa facile se lo scenario sui mercati tradizionali resta quello odierno.

L’opzione prioritaria per oggi vede Bitcoin negoziato nell’intervallo $48000-52000, ma con un violento ribasso del mercato azionario c’è il rischio di andare a testare il supporto chiave nella regione $45-46K.

In generale nel medio termine, attendo con ansia la decorrelazione tra Bitcoin e mercato azionario. Non vi è alcuna giustificazione economica per lo scenario attuale e fino a febbraio 2020 la correlazione era praticamente inesistente.

Anzi, nel secondo semestre 2019, spesso abbiamo avuto una correlazione inversa tra Bitcoin e S&P 500 (l’indice scendeva, Bitcoin saliva e viceversa).

Penso che presto o tardi vedremo qualcosa di simile nel corso del 2021.

Sul fronte dei fondamentali, è interessante notare che Peter Schiff, famoso sostenitore degli investimenti in oro e feroce critico di Bitcoin, ancora una volta ha definito gli acquirenti di Bitcoin “persone stupide”.

Considerando che il poveretto ha detto la stesse parole a marzo 2020 e che da allora Bitcoin è cresciuto circa di 10 volte, possiamo affermare serenamente che la sua opinione non è molto importante per noi.

Al contrario, l’ex presidente della Commodity Futures Trading Commission (regolatore statunitense) Christopher Giancarlo e il miliardario Mark Lasri hanno annunciato di aver investito in BlockTower Capital, un hedge fund di criptovalute.

Morale della favola: non essere come Peter ma sii come Christopher.

Buone notizie negli Stati Uniti anche sul fronte tassazione, con l’IRS (agenzia delle entrate statunitense) che ha chiarito come gli investitori non sono tenuti a segnalare gli acquisti di criptovalute fino a quando queste ultime non vengono vendute, generando dunque una plusvalenza.

Alla luce di tali determinazioni, si potrà costruire in sicurezza un portafoglio in Bitcoin senza avere alcun obbligo fiscale e pagare le tasse solo su ciò che si converte in valuta fiat (dollaro nda).

Penso che questo chiarimento favorirà l’aumento del numero di americani disposti a entrare sul mercato crypto.

continuiamo a monitorare lo scenario sul mercato, in attesa del momento favorevole per posizionarsi sulle top altcoins. E intanto, nei giorni scorsi, abbiamo rinforzato la posizione su Bitcoin e aggiunto le azioni Apple al portafoglio.

Ricordo a tutti che nel gruppo di discussione su Facebook Bitcoin 3X nel pomeriggio generalmente andiamo ad approfondire le tematiche trattate nelle analisi mattutine qui su telegram, soffermandoci sugli aspetti principali.

Buon trading

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Diversificazione di un portafoglio d’investimento: quanto è importante?

Diversificazione di un portafoglio d’investimento: quanto è importante?

Per diversificazione intendiamo la distribuzione del rischio legato all’investimento, in attività o asset class che hanno una relazione debole o assente. Il famoso detto “non mettere tutte le uova nello stesso paniere” rende bene l’idea e riflette in modo inequivocabile il principio di fondo di uno dei più importanti strumenti nell’arsenale di ogni investitore che si rispetti.

C’è una persona al mondo che può essere giustamente definita il “re della diversificazione“: questo è Warren Buffet. È l’unica persona nella top ten di Forbes che ha fatto fortuna solo attraverso attività di investimento. Il suo portafoglio di investimenti comprende una cinquantina di società appartenenti a settori diversi. Anche se, per assurdo, le azioni di dieci società dovessero  scendere di prezzo contemporaneamente, Buffet subirà sì delle perdite relative, ma non rischierà la bancarotta.Warren Buffet

Un altro noto investitore che merita attenzione è Bill Gates. Probabilmente quando si sente questo nome viene subito in mente Microsoft, di cui Gates è co-fondatore. I suoi primi profitti, che gli hanno permesso di diventare uno degli uomini più ricchi del mondo, provengono proprio da Microsoft. Dal 2001 Gates ha venduto buona parte delle sue partecipazioni e nel 2014 infatti possedeva solo il 4% delle azioni Microsoft. Nel 1995, Gates ha creato il fondo d’investimento Cascade Investments, gestito da Michael Larson. Secondo lo stesso Larson, la strategia di Buffett è senza dubbio tra le più profittevoli e infatti il fondo è strutturato su un piano conservativo simile: buy and hold. Il portafoglio di investimenti del fondo comprende oltre trenta società di vari settori.

In entrambi gli esempi, viene effettuata una selezione accurata e meticolosa delle attività sottostanti, poiché la base del portafoglio di investimenti è la diversificazione del rischio. Numerosi fattori possono influenzare il prezzo delle azioni delle società: crisi finanziarie, rapporti trimestrali, conflitti politici, catastrofi naturali e fattore umano. Sia che il tuo portafoglio sia di $ 100 che di $ 1 milione, i rischi potenziali dovrebbero essere sempre mitigati. Il principio di fondo è quello secondo cui i capitali degli investitori confluiscono costantemente da un settore all’altro; quindi quando un settore soffre, un altro ne trae beneficio.

 

Come diversificare il rischio

L’infezione da coronavirus ha causato l’inizio della crisi del 2020. Quasi tutti i settori dell’economia hanno avuto pesanti contraccolpi e tra i più colpiti abbiamo il settore energetico, finanziario, manifatturiero, turistico e al dettaglio. Le azioni delle società di questi settori, ovviamente, hanno subìto ingenti perdite e in alcuni casi non si sono ancora riprese. Il tasso di disoccupazione è aumentato in tutto il mondo e molti analisti prevedono un decremento del il PIL mondiale del 6% nel 2020, il che sarebbe un record (negativo) assoluto.

Tuttavia dobbiamo considerare anche quelle aziende e società che, nonostante la pandemia, hanno continuato a garantire buone performance e chiaramente stiamo parlendo delle compagnie IT e dell’high tech:

  • Rivenditori online: Amazon, Ebay, Alibabà e altri
  • Servizi di streaming: Netflix, Twitch e altri
  • Ristoranti e servizi di home delivery: Papa John’s, Mc Donald’s e altri
  • Sviluppatori di videogiochi: Activision Blizzard, Electronic Arts e altri
  • Comunicazioni online: Zoom, Facebook, Snapchat e altri;
  • Produttori hardware e software: Intel, AMD, Nvidia, Microsoft e altri.

Inoltre, anche l’oro si è rafforzato nei confronti del dollaro, in quanto viene tradizionalmente considerato un bene rifugio contro le incertezze del mercato azionario e l’inflazione. I prezzi delle materie prime, in particolare del petrolio, sono scesi drammaticamente seguiti dalle azioni delle società minerarie e di raffinazione.

Per comprendere i reali vantaggi della diversificazione del rischio, diamo un’occhiata a 2 semplici esempi nel mercato reale. Comporremo idealmente due portafogli di investimento, ciascuno da $ 10.000, per un periodo che va dal 1 ° gennaio al 1 ° giugno 2020, ovvero durante uno dei momenti più difficili degli ultimi anni. Poi ne confronteremo le relative performance.

OPZIONE 1: Brent crude oil e azioni dell’American Express. Importo totale dell’investimento $ 10000 ($ 5000 per ogni asset).

Nel periodo di riferimento, il Brent è sceso del 44% da $ 66,5 a $ 37,2, mentre le azioni American Express sono scese del 25,2%, da $ 126,2 a $ 94,5. Per gli investimenti nel Brent il portafoglio ha perso $ 2.200 e per la parte relativa alle azioni AE $ 1.260. La perdita totale è di $ 3460 o del 34,6%. Allo stesso tempo, il massimo drawdown nel conto ha superato in due occasioni il 50%: il 18 marzo ha raggiunto il -54,5% e il 22 aprile il -55,5%. Potresti mai reagire con calma a questa eventualità? Improbabile. E il risultato finale di meno $ 3460 nel conto trading difficilmente può essere definito qualcosa di piacevole.

OPZIONE 2: Diversifichiamo un po’ il nostro portafoglio. Al Brent e alle azioni American Express aggiungiamo quelle della Activision Blizzard e infine oro e bitcoin. Investimento iniziale sempre di $ 10000 ma questa volta ripartito in $ 2000 su ogni asset.

  • Il Brent è sceso del 44% da $ 66,5 a $ 37,2, registrando una perdita di $ 880.
  • Le azioni American Express sono scese del 25,2%, passando da $ 126,2 a $ 94,5. Perdita netta di $ 504.
  • Le azioni di Activision Blizzard sono aumentate del 25,4%, da $ 58,7 a $ 73,5.  Profitto di $ 508.
  • L’oro è aumentato del 15%, da $ 1,517 a $ 1,744, per un profitto di $ 300.
  • Infine il bitcoin è cresciuto del 45,9%, da $ 7,150 a $ 10,429, per un profitto di $ 918.

Il rendimento totale del portafoglio è stato di $ 342 o 3,42%. Come puoi vedere, il risultato è significativamente diverso da quello del primo caso. Se ritieni che il 3,42% non sia un profitto così grande in un arco temporale di 5 mesi, ricordiamoci che stiamo parlando di uno dei periodi più difficili nella storia dell’economia mondiale contemporanea e nonostante tutto il portafoglio è stato in grado di generare una piccola plusvalenza. Certo, vi sono stati dei momenti di drawdown, ma non così impattanti come quelli del primo esempio. Il massimo drawdown del portafoglio dell’opzione 2 si è verificato il 13 marzo, durante il periodo del crollo generale dei mercati finanziari, ed è stato del 28,18% (circa la metà se paragonato al caso 1). Il risultato è palesemente diverso.

 

Gli errori nella diversificazione

L’errore principale che spesso si riscontra nella composizione di un portafoglio è proprio la mancata diversificazione. Ad esempio, un portafoglio d’investimento composto da varie criptovalute difficilmente si potrà considerare diversificato, poiché parliamo di un’asset class in cui tutte le monete hanno un’elevata correlazione con il bitcoin. La situazione è la medesima anche nei mercati tradizionali. Investire in Papa John’s, McDonald’s e Subway non è una diversificazione, perché tutte le società appartengono allo stesso settore. Caso diverso se, oltre alle criptovalute o alle azioni di società di uno stesso settore, il portafoglio si compone anche di asset riconducibili ad altri settori.

Le regole principali per una corretta diversificazione

Abbiamo già visto come durante la fase di due diligence e di creazione del portafoglio sia essenziale contemplare una corretta diversificazione, al fine di mitigare il rischio a cui ci esporremmo con la concentrazione del capitale in poche asset classes, magari dello stesso settore.

Quando ad esempio investi nel mercato azionario, prova a scegliere società e start up sottovalutate, giovani e promettenti. Il principio dell’investimento di valore (Value Investment) è spesso applicato dal noto investitore Warren Buffett. Nel 2008 durante la crisi del sistema bancario, tutti gli investitori hanno scientemente evitato di acquistare azioni di banche e altri istituti finanziari. Warren Buffett invece scelse le azioni delle banche più sottovalutate, al di sotto del loro valore contabile, e le acquistò. Tali opportunità sono difficili da trovare in un momento di calma, tuttavia durante periodi di crisi sono occasioni che si presentano spesso e non vanno assolutamente mancate. Scegli diversi settori dell’economia: produzione all’ingrosso, vendita al dettaglio, edilizia, medicina, società IT, fondi di investimento. La quota di portafoglio riservata a ogni asset class non deve mai superare il 20/25%.

I limiti delle strategie di diversificazione

Chiaramente la diversificazione non è la panacea di tutti i mali e da sola non può essere sufficiente a garantire ottime performance. Esistono numerose strategie individuali, per il trading e per il risk management all’interno di una società d’investimento. Spesso nuove strategie si sviluppano in seguito a eventi negativi (leggasi ad esempio lo shock sistemico innescato dal Covid-19), palesando l’inefficacia dei vecchi metodi.

Non esiste un modello ideale per la diversificazione del rischio, ma una strategia diversa per ciascun caso. Il compito della diversificazione infatti è quello di ridurre le potenziali perdite. C’è un famoso detto che spiega al meglio la situazione: “Speriamo per il meglio, ma ci prepariamo per il peggio“.

Anche il modello di diversificazione più semplice può assolvere egregiamente il suo compito.

Come iniziare a diversificare il proprio portafoglio

La diversificazione è dunque uno strumento utile a ridurre il rischio e le potenziali perdite. Tuttavia non sostituisce in alcun modo un’attenta analisi in fase di due diligence delle asset classes in cui si decide di investire. Se questa valutazione non viene eseguita meticolosamente, allora anche le strategie e i modelli più sofisticati di diversificazione saranno inefficaci.

Sarà fondamentale bilanciare adeguatamente le attività sottostanti rischiose con quelle protettive, scegliendo da sei a otto classi di asset su cui investire. Seguendo queste semplici regole, la probabilità di scontare una perdita superiore al 10% si riduce sensibilmente e le opportunità di guadagno saranno molto più elevate rispetto a quando si investe in un solo settore.

Dopo aver selezionato gli asset è necessario determinare il punto di ingresso corretto, ovvero cercare di acquistare al prezzo più basso, coerentemente con lo scenario di mercato. L’analisi tecnica può contribuire a individuare il prezzo d’ingresso ottimale per una determinata fase.

Se vuoi avvicinarti ai successi di Warren Buffett e Bill Gates che abbiamo illustrato nella prima parte dell’articolo, allora devi familiarizzare con le strategie e i modelli di diversificazione. Non importa quale sia la dimensione del tuo portafoglio d’investimento; è necessario valutare adeguatamente i rischi per qualsiasi importo utilizzato. Le crisi, i disastri naturali, i disordini all’interno di paesi sovani, i rapporti trimestrali delle società quotate in borsa, sono tutti eventi difficili da prevedere. Quindi assicurati di gestire adeguatamente i rischi in anticipo.

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Grayscale: il Bitcoin è la nuova riserva di valore mondiale

Grayscale: il Bitcoin è la nuova riserva di valore mondiale

La crisi di liquidità generata dai lockdown per contrastare la diffusione del covid-19 ha portato in recessione l’economia globale. Dopo i timidi tentativi di reazione a inizio marzo a base del taglio dei tassi d’interesse (armi spuntate a causa delle politiche monetarie espansive dell’ultimo decennio), i governi e le banche centrali ben presto hanno realizzato che le misure di stimolo da mettere in campo avrebbero dovuto essere di ben altro tenore. Infatti a oggi l’iniezione di liquidità nel sistema finanziario ha raggiunto i livelli record di $ 255 trilioni, pari al 350% del Pil mondiale.
 
Non c’è altra soluzione per favorire la ripresa dell’economia mondiale e ormai appare evidente che queste politiche monetarie e fiscali “accomodanti” saranno portate avanti anche nel medio lungo termine. Diversamente il rischio di una deflazione, che è proprio ciò che si sta cercando di evitare con le misure di stimolo in atto, si farà sempre più concreto.
 
In tale contesto, questo Quantitative Easing estremo favorirà nel lungo termine un aumento dell’inflazione e della svalutazione delle principali valute fiat e una simile dinamica appare già evidente in quei paesi in via di sviluppo come l’Argentina, il Libano e lo Zimbawe, che stanno vedendo le rispettive valute nazionali falcidiate dall’iper-inflazione.
 
Ragionevolmente nei prossimi mesi risparmiatori e investitori andranno alla ricerca spasmodica di quelle asset class che gli garantiscano di proteggere e al tempo stesso di remunerare il capitale. La crisi finanziaria attuale ha modificato nel profondo i vecchi schemi finanziari, infatti fino a qualche mese fa i Treasury americani (come i bond statali più solidi) assolvevano egregiamente questa funzione. Tuttavia il crash finanziario di marzo, i tassi d’interesse prossimi a finire in territorio negativo e lo spettro dell’inflazione, hanno palesato come non sia più premiante investire in titoli di stato “sicuri”.
 
In tale ambito, il bitcoin sta emergendo chiaramente come una nuova asset class per la riserva di valore. Sono settimane ormai che su Bloomberg e nei report dei principali asset manager e fondi d’investimento leggiamo valutazioni in tal senso e il motivo è ovvio: a fronte del QE messo in campo dalle banche centrali, il Bitcoin (BitfinexUSD) con l’halving di lunedì 11 maggio ha concretizzato in pieno la sua natura deflattiva e posto in essere il Quantitative Tightening con il dimezzamento dell’offerta monetaria futura e la relativa riduzione del tasso d’inflazione annuo che per la prima volta è all’1.8%, ben al di sotto del target delle principali banche centrali.
 
Nella video analisi al termine dell’articolo abbiamo approfondito tutti questi aspetti, analizzando nel dettaglio il report che il fondo Grayscale ha inviato ai suoi investitori, dove oltre a mettere in luce le dinamiche appena descritte ed evidenziare il nuovo ruolo del bitcoin all’interno del panorama finanziario, l’analista di Grayscale ha effettuato anche un interessantissimo parallelo con l’oro. Non esagero affermando che le conclusioni a cui giunge l’autore sono a dir poco sorprendenti.
 
Infatti oltre a definire l’oro letteralmente “ingombrante”, nel report si sottolinea come il ritorno all’utilizzo del metallo giallo come riserva di valore mondiale, significherebbe andare contro la tendenza alla digitalizzazione e al progresso tecnologico in corso. Il contesto economico internazionale oggi richiede un denaro digitale, portatile e accessibile a tutti, mantenendo allo stesso tempo le qualità di una riserva di valore a lungo termine.
 
Parole chiarissime e inequivocabili pronunciate da uno dei più grandi fondi d’investimento al mondo.
 
La definitiva consacrazione del bitcoin nel panorama finanziario internazionale.
 

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Rischio di una depressione mondiale sempre più concreto

Rischio di una depressione mondiale sempre più concreto

I mercati finanziari stanno attraversando una fase erratica. I dati sulla disoccupazione negli Stati Uniti sono terribili e molto presto avremo statistiche simili nei principali paesi europei.

Il petrolio tenta di recuperare stabilmente i 30 dollari e il tentativo degli Usa di rialzare il prezzo va letto in ottica di sostegno alle aziende produttrici di shale oil, la cui produzione non è sostenibile agli attuali prezzi al barile. Ragionevolmente gli sviluppi degli ultimi giorni porteranno a più miti consigli i vari attori in campo e presto si raggiungerà un accordo sui livelli di produzione tra i membri opec e i non opec members.

Gli indici azionari sembrano essersi stabilizzati sugli attuali livelli di prezzo con un’attenuazione della volatilità. Ormai appare chiaro come i mercati abbiano già scontato l’effetto coronavirus e siano legati esclusivamente alle stime sui livelli di produzione (e di guadagno) delle varie società quotate.

Ovviamente il covid19 incide indirettamente su questo aspetto, infatti l’ibernazione economica mondiale è complementare alle misure di contenimento del virus che vanno a incidere sulle stime dei livelli di produttività nei prossimi trimestri.

Come ho già spiegato nella diretta di martedì (https://www.youtube.com/watch?v=4LnaJocsVn8&t), un’estensione dei lockdown potrebbe avere degli effetti irreversibili sulle economie interne dei paesi coinvolti e le misure di sostegno finanziario messe in campo dalle banche centrali potrebbero non essere più sufficienti a contenere lo shock per la sopravvenuta “morte cerebrale” dell’economia. Le prossime settimane saranno decisive in tal senso.

E il bitcoin come si sta adattando al contesto economico?

Il bitcoin negli ultimi giorni ha ridotto significativamente la sua relazione con gli indici azionari e la recente price action conferma questo trend. Anche se il mancato superamento dei 7000 dollari di ieri con rigetto immediato, conferma ancora come i volumi attuali non consentano dei breakout decisivi. Anzi se andiamo ad osservare nel dettaglio l’andamento del bitcoin durante gli ultimi 2 weekend, scopriremo che in entrambi i casi la moneta è andata a cercare il bottom di breve, sempre all’interno della figura evidenziata nel grafico (triangolo ascendente) e sostenuta dalla trendline che unisce i minimi crescenti dal dump di inizio marzo.

btc/usd

Dunque lo scenario più probabile nelle prossime ore è quello di un retest della suddetta trendline in area $ 6200/6300, anche se non è da escludere che il bitcoin trovi il bottom sul livello statico $ 6400/6500, vecchia R1 nel movimento iniziato lunedì. Questi livelli potrebbero fornire ottime opportunità di trading di breve qualora arrivassero delle conferme da parte degli indicatori tecnici e dagli oscillatori in oversold.

Lo scenario alternativo è quello di un breakout tecnico dei 7000 dollari accompagnato da volumi in aumento e a qual punto si dovranno valutare i nuovi livelli di prezzo statici e dinamici su cui effettuare gli ingressi.

Nel Rally Trading Club stiamo sfruttando da giorni questi movimenti all’interno del trading range del bitcoin per mettere a segno delle operazioni dagli ottimi rendimenti. In questi giorni potete unirvi al Club sfruttando

Rally Trading Club Bitcoin 3X

Ci vediamo a bordo! 

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Rischio crisi finanziaria: Quale scenario ci aspetta?

Rischio crisi finanziaria: Quale scenario ci aspetta?

L’ombra di una crisi economica si fa sempre più ingombrante e la giornata di ieri è stata piuttosto indicativa in relazione agli sviluppi che potremmo avere nelle prossime settimane.

I mercati si aspettavano un sostegno delle banche centrali e infatti dopo il taglio dei tassi d’interesse della banca centrale australiana, i principali indici hanno reagito positivamente. Poi è arrivato il turno della Federal Reserve, che ha tagliato i tassi dello 0,5% e Wall Street è sprofondata al -3%. Questa potrebbe sembrare una contraddizione, infatti il taglio dei tassi d’interesse è una misura positiva nell’ottica dei mercati, poiché prelude a nuova liquidità in arrivo e crescita.

Ma se analizziamo bene il contesto in cui la decisione è maturata, in realtà c’è poco di cui rallegrarsi. Infatti la misura è stata introdotta in seguito a una riunione straordinaria e con l’unanimità del board.

Consideriamo anche come il taglio di mezzo punto dei tassi sia una misura che sottintende grande preoccupazione. Infatti l’ultima volta che si è verificata una situazione simile è stato nel 2008 in piena crisi finanziaria mondiale.

Gli investitori dunque hanno riscontrato un’analogia e si sono spaventati. Volendo fare una metafora che ben si adatta allo scenario attuale, è come se ci rivolgessimo al nostro medico perché ci sentiamo poco bene e lui decidesse di mandarci direttamente in terapia intensiva, magari allertando anche il parroco per il sacramento dell’estrema unzione, perché forse a breve ne avremo bisogno.

Un’altra tegola arriva dai rendimenti dei Treasury a 10 e 30 anni, con nuovi minimi storici a 1,02% e 1,64%. Per avere un metro di paragone, durante la crisi del 2008 i rendimenti dei buoni del tesoro americano a 10 e 30 anni erano rispettivamente al 2,08% e 2,53%.

rendimenti titoli del tesoro Usa

L’oro è scambiato stabilmente sopra i 1600 dollari e nelle prossime settimane potrebbe riprendere il suo rialzo, come si evince dal grafico impietoso che mostra il rapporto tra l’indice Dow Jones e l’oro.

Dow Jones - Gold ratio

 
Le prossime settimane saranno incandescenti e nelle ultime ore sta diventando chiaro che le misure messe in campo dai vari governi per contenere il coronavirus, potrebbero impattare ancora più drammaticamente sull’economia.
 
In Giappone dopo la chiusura delle scuole il governo ha annunciato che distribuirà $ 80 al giorno alle famiglie per non andare a lavoro e restare a casa con i figli. Secondo caso di Helicopter money dopo Hong Kong insomma. Anche in Italia il governo ha annunciato la chiusura delle scuole almeno fino a metà marzo.
 
In tale contesto, le politiche monetarie delle banche centrali a sostegno del sistema finanziario si faranno sempre più aggressive. Questa sembra essere l’unica soluzione per evitare il collasso del sistema (come del resto è chiaro dalla crisi del 2008 che ha evidenziato i problemi strutturali dell’economia mondiale, tutt’altro che risolti).
 
La problematica principale però, è che dopo un decennio di politiche monetarie espansive le banche centrali hanno le armi spuntate, infatti con i tassi d’interesse già ai minimi e i vari Quantitative Easing e Repo la base monetaria è già alle stelle.
 
Ma l’unica soluzione attualmente percorribile, congiuntamente a politiche fiscali più elastiche, sembra essere proprio quella di continuare a stampare denaro con l’auspicio che questa volta sia distribuito direttamente alle famiglie e ai consumatori (e non ai soliti noti banche in primis), attraverso politiche di Helicopter money.
 
La speranza è che queste politiche consentano di arginare la crisi e lo spettro della recessione. Purtroppo questo non è affatto scontato.
 

E il Bitcoin?

Nelle ultime 24 ore la situazione sul mercato crypto è sostanzialmente invariata. Il bitcoin continua a perseverare nel suo tentativo di consolidamento sopra la Daily Moving Aaverage 200, dopo aver tentato timidamente di riportarsi sopra i 9000 dollari.
 
La volatilità ai minimi da circa una settimana e il trading range che si va restringendo sempre di più, verosimilmente presto daranno luogo a un movimento impulsivo che andrà a stravolgere il quadro tecnico di breve in maniera significativa.
 
È importante sottolineare come nel momento in cui ieri la Fed ha annunciato il taglio dei tassi, il bitcoin ha registrato un picco di volatilità all’interno di una giornata sostanzialmente piatta.
Questo ci dimostra ancora una volta la forte influenza dei mercati tradizionali sul Bitcoin e più in generale su tutto il comparto crypto. Considerata l’attuale scenario, se sui mercati finanziari non avremo ulteriori movimenti estremi è ragionevole aspettarsi un nuovo tentativo del bitcoin di riguadagnare i $ 9000.
 
Consideriamo anche come la quotazione sia alle prese con il POC del 2020, area in cui compratori e venditori tendono a raggiungere l’equilibrio come si evince plasticamente dalla price action degli ultimi giorni.
 
btc usd daily
Dal punto di vista dei fondamentali abbiamo due notizie da segnalare.
 
La prima è relativa alla rimozione da parte della Corte Suprema indiana delle limitazioni e dei divieti alle società di servizi finanziari che desiderano operare nel settore delle criptovalute. Il divieto era in vigore dall’aprile del 2018, quindi questa è a pieno titolo una notizia importantissima per il settore, nella considerazione che stiamo parlando di uno dei paesi più popolati al mondo.
 
L’altra news è relativa all’incontro che c’è stato ieri tra il Segretario del tesoro Usa e i principali attori del settore crypto, per discutere della regolamentazione del settore. Da mesi gli Stati Uniti stanno producendo il massimo sforzo per stringere la morsa della regolamentazione sul mercato delle valute digitali (con scarso successo in realtà). Vedremo quali saranno gli sviluppi, ma ho la sensazione che molto presto gli yankee avranno cose più urgenti di cui occuparsi.
 

Considerazioni finali

La Federal Reserve ha operato in “stato d’emergenza” il taglio di 50 punti base ai tassi d’interesse, a circa 2 mesi dall’halving del bitcoin. Neanche il più ottimista degli investitori nel mercato delle criptovalute avrebbe potuto scrivere una sceneggiatura così “perfetta” (mi si conceda il termine), con la Fed che taglia pesantemente i tassi e avvierà ragionevolmente una politica monetaria aggressiva, nel momento esatto in cui l’offerta di bitcoin si dimezzerà a causa dell’halving.

I prossimi mesi saranno incandescenti.

Buon trading

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Il vaso di pandora è rotto: cosa dobbiamo aspettarci?

Il vaso di pandora è rotto: cosa dobbiamo aspettarci?

Il sistema finanziario sta affrontando la situazione più difficile dalla crisi del 2008. Le politiche monetarie espansive a base di liquidità senza fine e tassi di interesse prossimi allo zero non sono più in grado di sostenere il sistema, messo in crisi dalla diffusione del coronavirus che minaccia di minare alle fondamenta la crescita di tutti i paesi.

La situazione sul mercato è pressocché invariata rispetto agli ultimi giorni. Sembra che il bitcoin abbia trovato un buon supporto nel range di prezzo $ 8500 – 8700, dove sta cercando di stabilizzarsi (in mattinata la moneta ha stampato un nuovo minimo appena sotto gli $ 8500 sull’onda degli attacchi D-Dos subiti da bitfinex e Okex, risolti poi senza particolari problemi dalle popolari piattaforme). La capitalizzazione del mercato è attestata intorno ai 250 miliardi con la dominance del bitcoin al 64%.

Sui mercati tradizionali continua il bagno di sangue innescato dai timori di una pandemia a base di coronavirus. I principali indici mondiali in 2 giorni hanno lasciato sul terreno quasi il 10%, in un calo che per violenza ricorda quello dell’autunno del 2008. Anche il prezzo del petrolio è in calo, segno che gli investitori non credono in una ripresa della crescita nel medio termine. Addirittura l’oro sta scontando una correzione importante, dopo che nelle ultime settimane era cresciuto molto.

E questo è l’aspetto che forse spaventa di più: quando gli investitori hanno paura anche ad acquistare oro, significa che la situazione è dannatamente seria. Tuttavia se i principali indici azionari continueranno nella loro discesa all’inferno, è ragionevole aspettarsi che l’oro torni a correre avvicinandosi nuovamente ai 1700 dollari.

L’ultima speranza per i mercati azionari sono le banche centrali, che di certo proveranno a contenere i ribassi con una nuova imponente iniezione di liquidità (l’ennesima). Questa strategia avrà successo se ci saranno sviluppi positivi sul fronte coronavirus. Anche i tweet di Trump hanno smesso di sortire l’effetto “rinvigorente” sui mercati: a questo punto serve qualcosa di molto “più forte”.

E per il mercato crypto?

Nel medio lungo termine, un crash dei mercati azionari con una relativa recessione favorirà la crescita e lo sviluppo del bitcoin. Il probabile taglio dei tassi d’interesse della Federal Reserve sortirà lo stesso effetto.

Nel breve termine tuttavia, il bitcoin risentirà dell’ondata di panico che si sta riverberando nel sistema finanziario, poichè i fondi d’investimento e i grandi investitori liquideranno tutti gli asset percepiti come “rischiosi” e il settore crypto rientra a pieno titolo in questa categoria.

In futuro però, la domanda di un asset scollegato dal sistema finanziario tradizionale e non soggetto a inflazione come il bitcoin sarà inarrestabile (dopo l’halving il tasso d’inflazione del bitcoin scenderà all’1,8% annuo, al di sotto di tutti i target delle banche centrali mondiali).

Anche la misura estrema dell’helicopter money (ipotesi ventilata a Hong Kong con la distribuzione di 1200 dollari a ciascun residente) con la diffusione a pioggia di liquidità alla popolazione, verosimilmente avvantaggerà il bitcoin. Infatti buona parte di queste somme potrebbe confluire nel settore delle criptovalute.

Alla luce dello scenario odierno, non è da escludere un ulteriore calo del bitcoin che vada a ritestare il range di prezzo tra gli 8000/8200 dollari, avvicinandosi di molto al macro POC di lungo termine, che rappresenta il vero supporto chiave in questa fase.

Al contrario, se il bitcoin dovesse chiudere la candela giornaliera odierna sopra gli 8800 (MA 200 daily) dollari e nel corso del weekend riuscirà a tornare sopra i 9k, anche lo scenario tecnico di breve assumerebbe dei contorni decisamente più soddisfacenti.

Buon trading

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Bitcoin ecco il segnale d’acquisto di lungo termine

Bitcoin ecco il segnale d’acquisto di lungo termine

Dopo la correzione di sabato 15 febbraio e il successivo rimbalzo sul supporto dinamico della EMA 21 daily, il Bitcoin si è riportato per la terza volta in 10 giorni sopra i $ 10000 nel suo tentativo di consolidamento sopra la soglia psicologica dei 10k.
 
Inoltre sul grafico giornaliero il golden cross tra MA 50 e MA 200 ha dato un importante segnale d’acquisto di lungo periodo. Con l’aiuto dell’analisi tecnica analizziamo i livelli di prezzo più importanti e cerchiamo di stimare la price action nel breve termine.
 
Nella seconda parte del video faremo un focus sul COT report relativo ai Bitcoin Futures della CME.
 
Buona visione
Coronavirus, il cigno nero inaspettato?

Coronavirus, il cigno nero inaspettato?

Governi e mercati sembrano non dare più molta importanza agli sviluppi sulla diffusione del coronavirus. Ma la situazione è realmente sotto controllo?

Lo scenario macroeconomico internazionale negli ultimi anni ha raggiunto importanti livelli di crescita e solidità. Le fragilità strutturali del sistema finanziario, caratterizzate da un eccessivo indebitamento in ogni settore della società e dall’interconnessione indissolubile tra le economie mondiali, vengono ampiamente compensate dalle politiche espansive delle banche centrali, che iniettano liquidità nel sistema stimolando artificialmente i consumi, gli investimenti e le prospettive di crescita.

In tale contesto molti analisti hanno espresso timori sul rischio di una nuova recessione, ma al momento tutte le previsioni si sono rivelate fallaci. Questo perchè con le attuali politiche monetarie espansive, solo un grande shock sistemico può impattare sull’equilibrio dell’economia mondiale.

Questo grande shock potrebbe essere arrivato, inaspettato e improvviso: il coronavirus.

Cosa sappiamo del virus?

Il coronavirus è meno letale di altri, infatti al momento il tasso di mortalità è attestato intorno al 2%, ben al di sotto dei livelli raggiunti durante pandemie passate (Sars circa 9%). Però il contagio, che pare diffondersi anche in assenza di sintomi, è estremamente rapido e difficile da circoscrivere senza vaccini (che non saranno disponibili prima di 1 anno). Al momento i casi rilevati sono oltre 35000 e il grosso dei contagi è in Cina.

diffusione coronavirus

Purtroppo però questi dati potrebbero essere incompleti. Infatti in Cina a causa della carenza di posti letto negli ospedali molti malati non vengono diagnosticati e non sappiamo quanti di questi restano all’interno delle proprie abitazioni. L’altra nota dolente viene dall’Africa.

Al momento non si segnalano casi di coronavirus nonostante la forte presenza cinese nel continente e questo alimenta qualche sospetto. Non possiamo escludere dunque che la debolezza dei sistemi sanitari locali trasformi l’Africa in un nuovo focolaio del virus.

Un’altro aspetto da non sottovalutare è quello relativo al rapporto tra contagi e decessi: infatti l’epidemia è ancora recente e il numero delle vittime potrebbe aumentare nei prossimi giorni, incidendo sul tasso di mortalità. Inoltre, da un punto di vista economico e sociale, il numero dei malati va a impattare direttamente sulle attività produttive e sulla domanda aggregata.

Purtroppo i dati ufficiali confermano che almeno in Cina l’epidemia sta dilagando in modo esponenziale e potremmo essere solo all’inizio.

aumento contagi coronavirus

Al momento l’economia cinese è sostanzialmente ferma e, in un contesto globale estremamente interconnesso, gli effetti si riverberano a livello internazionale. Diverse multinazionali e aziende locali hanno interrotto le attività produttive prorogando le festività per il capodanno cinese fino a domenica 9 febbraio e il governo ha diffuso delle stime secondo le quali nel corso del 2020 ci sarà un rallentamento della crescita di 4 punti percentuali (dal 6.5 al 2.5%).

Se consideriamo che la Cina attualmente rappresenta circa il 15% dell’economia mondiale, secondo i modelli econometrici a ogni punto percentuale di crescita perso dalla Cina corrisponderà un rallentamento pari allo 0,3% nel resto del mondo.

Al momento non sappiamo cosa succederà in Cina da lunedì e non possiamo escludere che nel corso dell’anno la crescita si azzeri completamente, innescando una reazione a catena sui mercati.

A fronte di questi elementi di considerazione quasi certamente, dopo un periodo di iniziale sottovalutazione del fenomeno, nelle prossime settimane le borse sconteranno lo scenario internazionale incerto e i timori di una pandemia (come già accaduto nell’autunno del 2014 con il panico da virus ebola) e questa volta la situazione potrebbe essere più complessa. Infatti la notizia di oggi secondo cui 5 britannici sono stati contagiati da un connazionale rientrato da Singapore che li ha raggiunti durante una settimana bianca in Francia, contribuirà ad alimentare paura e incertezza.

Considerazioni finali

In conclusione se il coronavirus dovesse confermarsi un “black swan event” porterebbe con se delle conseguenze drammatiche. In un contesto internazionale caratterizzato da un’estrema interconnessione e da livelli di indebitamento superiori a quelli pre-crisi 2008, uno shock sistemico potrebbe innescare un effetto domino al pari, se non peggiore, di quello scatenato dal collasso dei CDO e del sistema bancario nel 2008. E questa volta le banche centrali avranno molte meno munizioni (i tassi d’interesse sono già molto bassi e le politiche monetarie espansive sono già in pieno corso d’opera).

Non possiamo escludere dunque che la situazione sia più complicata di quanto media e governi lascino intendere. A fronte delle ultime notizie sembra che il rischio di pandemia stia crescendo e, come abbiamo visto, un simile scenario avrebbe conseguenze molto negative che potrebbero inficiare seriamente i tassi di crescita globali.

La spirale potrebbe autoalimentarsi con effetti sui trasporti (si viaggerà sempre meno), sui cibi e materie prime che in alcuni casi potrebbero iniziare a scarseggiare scontando un deciso aumento dei prezzi, e sull’inflazione che potrebbe subire un aumento significativo costringendo le banche centrali a tagliare i tassi d’interesse.

In tale contesto, i metalli preziosi e in generale tutti gli asset anticiclici registreranno una notevole impennata e anche il bitcoin, nel ruolo di oro digitale, potrebbe beneficiare di uno scenario economico e finanziario permeato da paura e incertezza.

Auspico che quanto ipotizzato nell’articolo non si concretizzi mai e che le autorità sanitarie internazionali riescano a debellare il fenomeno implementando misure efficaci e risolutive.

Ma negli investimenti, come nella vita, è sempre opportuno prevedere tutti gli scenari possibili e approntare un piano B. 

Nel video l’analisi dell’impatto del coronavirus sui mercati e delle misure da implementare a protezione dei nostri portafogli. Oltre all’acquisto di bitcoin, una valida soluzione è quella dell’oro e grazie a oggi è possibile acquistare i token XAUT, un asset a replica fisica dell’oro che in sostanza ci consente di investire in oro fisico senza dover sostenere i costi di custodia.

 

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Bitcoin: analisi tecnica e fondamentale di lungo termine

Bitcoin: analisi tecnica e fondamentale di lungo termine

Bitcoin chiude gennaio in positivo del 30% rispetto ad inizio anno: come si evolverà il prezzo della criptovaluta? Analisi tecnica e fondamentale di lungo periodo.

Il bitcoin si appresta a chiudere il mese di gennaio con un rendimento davvero considerevole (al momento della scrittura siamo al +30% da inizio anno). Andiamo ad analizzare i principali driver tecnici e fondamentali che hanno guidato il movimento.

Dall’analisi del grafico settimanale si evince in modo inequivocabile come il bitcoin abbia rotto tecnicamente la trendline ribassista (primo step per un’inversione). L’altro aspetto da non sottovalutare è che una chiusura sopra i 9.555$ darà luogo a un higher high (massimo crescente), interrompendo così la sequenza di massimi decrescenti che accompagnano la quotazione da fine giugno 2019.

analisi bitcoin

La formazione di un massimo crescente è decisiva nel processo di inversione di un trend, che prevede appunto la rottura della trend line ribassista e la successiva formazione di una nuova struttura al rialzo che abbia come base di partenza sia un massimo che un minimo crescente (higher high e higher low).

I prossimi giorni saranno decisivi per stabilire se il bitcoin avrà la forza (e soprattutto i volumi) per stabilire un nuovo massimo crescente, violando il precedente massimo a 9.555$.

Comunque dal punto di vista squisitamente tecnico, è chiaro che la rottura di inizio gennaio del macro POC nell’area di prezzo 8.000/7.800 dollari sia stata fondamentale per fornire nuovo impulso alla quotazione, che proprio su quel livello ha costruito la base di supporto per la nuova struttura al rialzo di breve.

Come si evince dall’analisi del profilo volumetrico del bitcoin, il prossimo livello significativo è senza dubbio il range di prezzo 10.100$ – 10.300$, che potrebbe rivelarsi prima una solida resistenza statica (anche nella considerazione che i 10.000 dollari sono una soglia psicologica importante) e poi un supporto per la successiva struttura al rialzo di medio-lungo termine.

È chiaro che il bitcoin potrebbe ancora invertire la tendenza di breve con un pullback significativo, ma fino a quando la quotazione resterà sopra gli 8.000$ (e non è affatto scontato che li rivedremo) l’attuale struttura tecnica è ancora integra.

L’ultimo elemento di considerazione (non per importanza) è la rottura tecnica della media mobile giornaliera a 200 periodi, una delle resistenze dinamiche più arcigne sul cross BTC/USD. La rottura e il consolidamento al di sopra di tale livello è un ulteriore segnale di come il sentiment del mercato stia virando verso un cauto ottimismo.

bitcoin sentiment

Comunque, visti i livelli di volatilità che stanno caratterizzando le ultime settimane, per determinare le eventuali rotture dei livelli indicati in precedenza è sempre bene aspettare le chiusure delle candele giornaliere e, ancora più importanti, di quelle settimanali.

Passiamo ai fondamentali

Dal punto di vista dei fondamentali del mercato, il catalizzatore principale è sicuramente l’halving del bitcoin previsto per maggio 2020, che garantirà un dimezzamento dell’offerta proprio in un periodo storico in cui ragionevolmente assisteremo a un aumento della domanda.

Ciò che voglio dire è che potremmo essere di fronte a un cambio radicale nel rapporto e nell’equilibrio tra la domanda e l’offerta di bitcoin nel medio-lungo termine. Infatti, mentre l’halving di maggio 2020 ridurrà progressivamente l’offerta, la Cina e i principali Paesi asiatici hanno ufficialmente reso la blockchain un pilastro strategico nazionale, di fatto stimolando un notevole aumento della domanda che impatterà l’ecosistema da qui ai prossimi anni.

Consideriamo anche che le principali compagnie dell’high tech (come Google, Samsung, Facebook) stanno investendo ingenti risorse nel settore, nella consapevolezza che blockchain e valute digitali sono uno dei macro trend del futuro.

Se a questo aggiungiamo la dinamica che vede i cittadini dei Paesi in crisi monetaria fare incetta di valute estere più solide (dollaro, euro) e asset per la riserva di valore (come oro e Bitcoin) per proteggere i propri risparmi dall’iper-inflazione che continua a falcidiare le rispettive valute nazionali, lo scenario che abbiamo davanti è ancora più interessante.

crisi del bolivar

Bolivar necessari per l’acquisto di un rotolo di carta igienica in Venezuela. Immagine tratta dal libro Bitcoin Facile

Dobbiamo inoltre considerare un altro aspetto molto importante: l’inflazione del bitcoin è in calo costante e dopo l’halving di maggio 2020 passerà dall’attuale 3,8% all’1,8% annuo!

inflazione bitcoin

Dopo l’halving dunque, per la prima volta il bitcoin avrà un tasso di inflazione annuale inferiore rispetto al target del 2% imposto dalle principali banche centrali, e gli investitori internazionali iniziano a comprendere l’importanza di questo aspetto.

In ultima istanza, c’è da considerare la nascita e lo sviluppo della finanza decentralizzata. La DeFi infatti diventerà presto un nuovo paradigma del sistema finanziario tradizionale, superando le diffidenze iniziali di Stati ed enti regolatori che dovranno arrendersi all’avanzata di network decentralizzati, i quali trasformeranno vecchi prodotti finanziari in protocolli sicuri e trasparenti che non necessitano più di intermediari o di enti centrali.

La “backdoor” per quella parte di popolazione mondiale unbanked che attende di avere finalmente l’accesso a un nuovo sistema finanziario (si stima che solo negli Stati Uniti oltre 10 milioni di persone non abbiano un conto corrente e che nel mondo vi siano circa 3 miliardi di underbanked).

Infine, l’implementazione della blockchain come pilastro strategico nelle principali economie mondiali sarà il volano decisivo per lo sviluppo del settore DeFi. Exchange decentralizzati, prestiti peer-to-peer, pagamenti in valute digitali e tokenizzazione di assets saranno molto presto una realtà del mercato con cui tutti dovremo confrontarci.

Considerazioni Finali

Tutti gli elementi fin qui analizzati trovano un riscontro oggettivo nella recente price action del bitcoin: infatti. come abbiamo già accennato in precedenza, gennaio 2020 si sta per chiudere con un rendimento del +30%, che rappresenta la performance migliore nel primo trimestre dal lontano 2013.

Negli altri anni in cui il Q1 si è chiuso con un rendimento positivo (2017 e 2019) il Q2 è stato ancora più profittevole, con rendimenti trimestrali che hanno superato di gran lunga il 100%. E con l’hype generato dall’imminente halving, quei rendimenti non sono così fuori portata.

bitcoin primo trimestre 2020

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